Libere associazioni su una fiaba scritta da una bambina malata di cancro.
La situazione di malattia oncologica e gli interventi terapeutici ad essa connessa, configurano una condizione traumatica: favoriscono nei pazienti atteggiamenti regressivi (dipendenza, oppositività, passività, isolamento, ecc.) e suscitano in essi fantasie e timori di tipo persecutorio rispetto al proprio corpo e alla propria vita, che investono poi anche i rapporti con gli altri, sia in famiglia sia all’esterno. Si potrebbe dunque affermare che la realtà fisica interferisce su quella psichica originando sentimenti e pensieri carichi di rabbia, disperazione, depressione, difficili da affrontare ed elaborare, perché negati, rimossi, o disconosciuti.
Arte e Cancro, la nuova rubrica di “Strumenti in Psico-Oncologia” vuole aprire una finestra sulle esperienze creative che aiutano a trasformare il vissuto del cancro e rendere possibile un’elaborazione dell’angoscia che inevitabilmente questa malattia suscita in tutti quelli che ne vengono a contatto. L’esplorazione artistica è uno degli strumenti più spontanei e naturali con cui i pazienti, i familiari, gli operatori sanitari si rigenerano, prendendosi cura delle angosce specifiche evocate da questo male inquietante. In questo nuovo numero della Rubrica, viene riproposta una favola scritta da una bambina di 14 anni malata di cancro (Saccomani, 2001), proseguendo in un modo diverso, ma proprio per questo stimolante, il discorso iniziato alcuni numeri fa sempre sulla nostra rivista a proposito del lavoro di Byron Good e della Medicina Narrativa, dove il racconto diretto della propria vicenda di malattia da parte del paziente diventa un vero e proprio percorso terapeutico. Accanto ai giochi e ai disegni, talvolta le fiabe, e non solo le “storie” portano elementi preziosi per riaprire un dialogo significativo tra sé e sé, tra conscio e inconscio…
Il dottor Bilancia
- Oggi, il dottor Bilancia è arrivato in ospedale, più allegro del solito. I bambini lo accolgono con entusiasmo, perché egli è sempre sereno e sorridente, inoltre li incoraggia, quando devono sottoporsi alle terapia, ora con lo sguardo, ora con una parola. I bambini gli sono tutti intorno, per salutarlo, quando improvvisamente, il viso del dottor Bilancia si sbianca, i suoi occhi si spalancano, chiedono aiuto. I bambini lo guardano con meraviglia e preoccupazione, perché pensano che i dottori non debbono mai stare male. Ora il dottore chiede aiuto ai bambini che decidono di intervenire e di prestargli tutte le cure di cui ha bisogno. Lo mettono a letto, sono tutti accanto a lui, per aiutarlo. Il dottore sta molto male, nonostante ciò, con grande fatica, riesce a dire ai bambini cosa devono fare. Uno gli visita il cuore, sente il battito accelerato, quindi decide di fargli un’iniezione di Flebocortid sciolta in 5 ml di fisiologica, ma visto che la situazione è ancora critica, si decide, dopo un rapido consulto di fargli una sacca di sangue. I bambini scrutano attentamente il volto del dottore, aspettano che le cure prestate facciano effetto e che il loro dottore si riprenda. Dopo alcune ore i bambini si accorgono che il viso del dottore comincia ad acquistare un po’ di colore, infatti egli apre anche gli occhi e il suo sguardo incute nuovamente tanta serenità; anche la bocca non è più contratta, ma sorridente. I bambini lo guardano con gioia e con soddisfazione, perché hanno salvato il loro dottore. Egli con voce commossa dice: “ Senza il vostro aiuto, non so come avrei fatto!”.
Libere associazioni
Durante la lettura della favola sopra illustrata, la mia attenzione, è sempre stata posizionata sul titolo: “Il dottor Bilancia”. Subito è venuta alla mia mente l’immagine di una bilancia di misura, dispositivo per la misura del peso e massa di un oggetto; in particolare, avevo fissa l’immagine di quella a due braccia, come se vi fossero due “entità”, due “masse” da pesare, una su un braccio e una sull’altro. Questa mia associazione inoltre, mi ha portata ad andare a digitare sulla pagina di google il termine “bilancia”, con l’intenzione iniziale di vedere effettivamente come fosse fatta una bilancia a due braccia nel dettaglio e inoltre a cercare il significato simbolico corrispondente.
Apro subito un sito internet (seguendo una prassi ormai consolidata nei Dreaming Team Seminars della Scuola di Specializzazione a cui appartengo, la SIPSI, di Roma) e dopo aver visto tra la varie bilance quella che si avvicinava maggiormente alla mia immagine associativa, sono andata a leggere il suo “simbolismo”[La Bilancia (in particolare, la bilancia a bracci) è uno dei più tradizionali simboli di giustizia; nelle rappresentazioni statuarie è sorretta spesso da una donna, personificazione della Giustizia, secondo una simbologia comune anche alle rappresentazioni delle dee Giustizia e Diche in epoca romana. Questo simbolismo corrisponde all’uso della metafora sul mantenere “uguali pesi e uguali misure”]. Quando ho letto il significato simbolico e mi è giunto agli occhi il termine “giustizia”, mi son detta subito “ecco, si! è proprio giusto, giustizia!”, perché in fondo, mi son detta, i pazienti cercano giustizia, perché è successo proprio a loro? perché si sono ammalati? “Non è giusto”. Quindi ho pensato che in fondo quello che la bambina voleva comunicare era un senso di impotenza e la ricerca di un trionfo. In seguito, sempre avendo in mente l’immagine della bilancia e del peso che essa dovrebbe misurare e sorreggere, mi sono detta che malattia inevitabilmente provoca un forte stress e un forte “carico” sia fisico che emotivo e quanto tutto questo venga poi proiettato dal paziente all’esterno, potremmo immaginare che ciò sia accaduto anche nella favola con il dottore che si sente male a causa del forte stress, si è rotto l’equilibrio e la bilancia si è abbassata del tutto solo da un lato.
Quando la bambina descrive il dottor Bilancia dopo l’essersi sentito male, dicendo che il suo viso si sbiancò, mi è venuta in mente l’immagine di Amleto e del monologo che fa con il teschio in mano e le sue famose parole “ESSERE O NON ESSERE, QUESTO E’ IL PROBLEMA!” (da un lato il paziente può guarire e non aver più bisogno del medico, dall’altro il medico può ammalarsi e ritrovarsi nella condizione di paziente). Inoltre, questo famoso dubbio esistenziale, mi ha fatto pensare a ciò che dice spesso il prof. Nesci durante il giro con noi allievi tirocinanti nei reparti del policlinico Gemelli e soprattutto a come in una situazione di grandi difficoltà l’organizzazione mentale tenda verso un funzionamento di tipo regressivo caratterizzato da scissioni, vissuti persecutori della realtà, oppure idealizzati in senso non realisticamente favorevole.
Tutto ciò mi ha portata poi a pensare al “tema del doppio”, tematica molto frequente nella letteratura da Ovidio a Pirandello, passando per Wilde e Kafka e a come in fondo il paziente si trovi in mezzo alle due braccia della bilancia, immaginandolo sospeso tra il braccio della Vita e il braccio della Morte. Sempre Nesci, infatti, descrive, in Metamorfosi e Cancro, i malati di cancro come sospesi tra la massa dei vivi e quella dei morti.
La bambina scrittrice, dunque, trasferisce sul dr. Bilancia la sua malattia… e su di sé e sugli altri bambini malati del Reparto il presunto potere salvifico del medico. C’è un gioco di proiezioni, di identificazioni, di scambio di ruoli… I bambini si identificano col medico e proiettano in lui la malattia per curarlo e conquistarsi la sua gratitudine, il suo affetto: I bambini lo guardano con gioia e con soddisfazione, perché hanno salvato il loro dottore. Egli con voce commossa dice: “ Senza il vostro aiuto, non so come avrei fatto!”. Forse è da vissuti come questi che nascono le radici delle motivazioni inconsce delle vocazioni sanitarie…
Bibliografia
Ferrari S. (1994), Scrittura come riparazione. Saggio su letteratura e psicoanalisi, Laterza, Roma
Fornari F. (1985), Affetti e cancro, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Freud S. (1980), Opere, Boringhieri, Torino.
Good Byron J. (2008), Narrare la malattia. Lo sguardo antropologico sul rapporto medico-paziente, Strumenti in Psico-oncologia, numero 2, Roma
Nesci D.A., Poliseno T.A. (1997), Metamorfosi e Cancro. Studi di Psico-oncologia, SEU, Roma.
Saccomani R. (2001), Favole e favole, 360 favole create da bambini portatori di tumore alla luce della semiotica e della psicologia (AIEOP), Raffaello Cortina, Milano.
http://www.doppio-sogno.it/numero1/ita/pistorio601.pdf
http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/il_dottor_bilancia.htm